Storie di uomini e rituali arcaici: lo scoppio del carro
La festa è scandita da diversi momenti, un crescendo di suoni e rumori che vanno dal silenzio meditativo del Brindellone all’interno del suo deposito, fino alla massima esplosione di gioia collettiva nel momento dello scoppio del carro.
L’evento inizia ancor prima della sua comparsa pubblica, per mesi la famiglia Soldi crea e costruisce i fuochi che poi sistemerà con cura meticolosa e massima precisione sul Brindellone, un lavoro fondamentale per la buona riuscita dello scoppio del carro, che porta avanti da generazioni, più precisamente dal 1989.
Questa parte è molto silenziosa, ricordiamo solo lo scricchiolio delle assi di legno che dal 1494 reggono la struttura del carro e le voci pacate dei pirotecnici che si arrampicano per addobbare il Brindellone di fuochi. La luce è fioca, il tempo è dilatato, sospeso. La parte preparatoria in effetti di questo ha bisogno, di una fase meditativa, riflessiva, potremmo dire invernale, una metafora che può aiutarci a comprendere meglio che gli eventi della vita sono specchio e riflesso della natura e come in un ciclo nascono, si trasformano e muoiono. Se ci pensiamo bene, potremmo prendere altre situazioni e ci accorgeremo che molte tra loro si assomigliano, condividono una stessa qualità energetica.
La sua uscita in strada è la prima apertura sul mondo, come un bocciolo in primavera, un risveglio dopo un anno di attesa nel deposito. Si sono raggruppate un po’ di persone che parteciperanno al corteo. Un leggero brusio di voci accompagna questo momento e i richiami che rimangono impressi nella memoria sono i suoni onomatopeici che i contadini usano per comunicare con i buoi, un modo primitivo di relazionarsi con gli animali che incredibilmente riesce a mantenerli tranquilli fino alla partenza.
Lungo tutto il percorso si respira un’aria meno silenziosa, la tensione aumenta, il Brindellone, chiamato così dai fiorentini per la sua instabilità, avanza con passo lento ma costante, oscillando lievemente da una parte all’altra. Si crea così tra l’uomo e la materia un dialogo silenzioso, una mimesi che accompagna i movimenti.
Una serie di suoni cadenzano l’andare, tra cui lo scricchiolare del legno della struttura e le ruote del carro che sopra i ciottoli della strada producono un suono metallico.
Via via che il Brindellone abbandona la periferia per avvicinarsi al centro, la gente al suo seguito aumenta, così come il brusio e le esclamazioni di entusiasmo di turisti e cittadini. Alla fine sono così tanti ad attenderlo da non poter quasi camminare. Il carro è accolto nella piazza del Duomo dai rulli dei tamburi che scandiscono il suo avanzare.
Poi si ferma.
Il volo della colombina è il culmine che tutti osservano in silenzio, seguito dallo scoppio delle girandole che ricoprono il carro, che si infiamma come gli animi di chi è lì ad osservarlo. Da sempre i contadini hanno aspettato l’esito del volo con il fiato sospeso, poiché era da auspicio per il raccolto: se il suo volo è perfetto questo sarà assicurato e tutto andrà bene, altrimenti sarà un’annata funesta.
È lo scoppiettio dei fuochi che adesso riempie l’atmosfera. Come il sole d’estate.
Lo spettacolo pirotecnico distribuisce simbolicamente sulla città il fuoco benedetto e questo fuoco può essere letto anche come la luce che illumina le nostre tenebre e accende in noi il desiderio di un collegamento con la parte più spirituale che farà da guida nel ritorno a casa. Un rientro non solo fisico ma anche emotivo, che verrà accudito per essere pronto ad una nuova esplosione.