Il senso del pane
Fare il pane non è solo un gesto materiale ma anche spirituale, fortemente legato alla natura e al lavoro ed è così intimamente legato alla vita dell’uomo che ne è diventato parte integrante.
In esso si concentra l’evoluzione stessa della vita: da un seme nasce il grano, che cresce, matura e poi viene mietuto; ma non muore, poiché dalla sua trasformazione nasce la farina con cui viene fatto il pane.
Perché parlare di pane se il nostro Studiootto si dedica alla fotografia e allo shiatsu?
Perché ormai da tempo siamo abituati a costruire reti che possano catturare più argomenti, aiutandoci così ad apprezzare quei tesori provenienti da altri campi e che convogliando al centro della ragnatela possano aiutarci a creare un pensiero globale.
Il pane è legato al tempo, al lavoro delle mani, ai sensi.
Il tempo.
Chi è abituato a panificare sa benissimo quanto sia prezioso il tempo. Ogni passaggio, compreso quello della lievitazione necessita di tempo. Immergerci in questo rituale ci insegna ad attendere, cosa poco facile nella nostra società dove tutto è pronto. Inoltre, ci dà la possibilità di addentrarci nella materia conoscendone così il processo. Molte volte ci troviamo sulla tavola dei prodotti senza neanche sapere come si producono. L’attesa è una grande maestra non solo nella panificazione, ma anche nella vita.
Nel tempo avviene la trasformazione della materia.
La stessa importanza la possiamo trovare anche in altre discipline come ad esempio nella fotografia, dove saper aspettare il momento giusto, fa la differenza.
Il lavoro delle mani.
Lavorare con le mani aiuta a distendere la mente, a rinfrancare lo spirito, a sviluppare l’intelletto e la forza di concentrazione. Le mani, situate a metà del corpo, tra la testa e i piedi, potrebbero essere viste come l’anello di congiunzione tra il cielo e la terra. Il pane è anch’esso simbolo dell’incontro tra cielo, uomo e terra, dunque fare il pane è un’eletta attività manuale. Toccare con le mani ci ricollega a noi stessi, basti vedere la straordinaria efficacia che le discipline a mediazione corporea hanno sul nostro essere.
I sensi.
Il pane è un nutrimento non solo per la bocca ma anche per le mani, senza le quali non si creerebbe, per la vista, perché può assumere molteplici forme e colori, per l’olfatto, perché riempie lo spazio di fragranza e odore di casa, di qualcosa di buono che scalda il cuore, per l’udito, perché il rumore della crosta al taglio è affascinante. Si direbbe che è un alimento che giova a tutto il corpo, nonché all’anima. I sensi (qui accennati in parte) ci aiutano a restare nel presente, ci radicano nel nostro sentire e percependoli viviamo un’esperienza del e nel corpo.
Fare il pane, così come tante altre attività manuali, ci aiuta a prenderci il tempo e ad accettare con serenità l’attesa.
Ecco, parlare di pane per noi è anche questo: un gesto che ci porta non solo ad usufruire del prodotto, ma anche ad apprezzarne il processo.
Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento. (Franco Arminio)
Per approfondimenti vi consigliamo di leggere: L’uomo artigiano di Richard Sennett, I 12 sensi Porte dell’anima di Albert Soesman, I seimila anni del pane. Storia sacra e storia profana di Heinrich Eduard Jacob.